Leoncino: un nome importante per una moto che ha tutte le carte per ben figurare nel segmento delle medie cilindrate. Questa bicilindrica 500 prende infatti il nome dalla storica 125 2t che nel lontano 1952 (la 4t arriverà solo nel 1956), diede una grande spinta all’azienda di Pesaro nel risollevarsi e lasciarsi alle spalle i disastri legati al secondo conflitto mondiale. Un particolare di quella moto lo ritroviamo sulla bicilindrica attuale, e cioè il leoncino posto orgogliosamente sul parafango anteriore: un richiamo fortemente voluto dalla proprietà, che ricordiamo è cinese, ma che ripone particolare cura e attenzione a quelle che sono le connotazioni storiche del marchio.
Il design è tutto italiano, ed è opera di Stefano Casanova, che ha curato in ogni dettaglio la Leoncino 500; è sua l’idea dell’arco romano riconoscibile in vari elementi di questa moto. Lo si nota all’interno del faro, nel motivo che abbraccia il logo Benelli sul serbatoio, e anche sul copri serratura del tappo serbatoio e nella chiave di accensione ripiegabile. La Leoncino 500 è piaciuta subito, sin da quando venne mostrata nelle vesti di prototipo all’Eicma di due anni fa; nella sua veste definitiva appare altrettanto convincente, con finiture più che discrete soprattutto quando si viene a conoscenza del suo prezzo di vendita, 5.990 € f.c.
Cifra ampiamente giustificata sia dai contenuti sia dal look, che a noi è piaciuto molto e a quanto pare non siamo gli unici ad apprezzarlo. Il prezzo contenuto è legato al fatto che la moto viene costruita in Cina, anche se il progetto, così come il design, sono nostrani per cui c’è poco da storcere il naso, soprattutto se si ha possibilità di saggiarne le doti dinamiche.
Andiamo per ordine però, e iniziamo a fare “pelo e contropelo” alla Leoncino 500 partendo dal motore, il bicilindrico in linea bialbero, raffreddato ad acqua, che ci ha piacevolmente colpiti per la bella tonalità di scarico, rauca e personale. 48 i cv erogati a 8.500 giri, con una coppia di 45 Nm (4,6 kgm) a 5.000 giri, numeri adatti a chi è in possesso della patente A2 e paragonabili a quelli di un’altra cinquecento quale la Honda CB 500X, che però ha un kgm di coppia in meno ad un regime superiore di duemila giri, tanto per farci un’idea. Il propulsore è incastonato in un telaio a traliccio in acciaio, stesso materiale e medesima struttura per il forcellone, al quale è “ancorato” un mono posizionato quasi orizzontalmente sul lato destro, regolabile nell’estensione agendo su di un registro raggiungibile smontando il fianchetto sullo stesso lato, e nel precarico molla con un pratico pomello. Davanti troviamo una forcella a steli rovesciati da 50 mm di diametro made in Benelli (come la sospensione posteriore), dotata di regolazione dell’estensione. Di costruzione propria anche l’impianto frenante, marchiato Benelli, che prevede due pinze a quattro pistoncini con attacco radiale per frenare i due dischi semi flottanti da 320 mm, e una pinza flottante a singolo pistoncino per il disco da 260 mm. L’ABS è stato sviluppato con Bosch ed è escludibile attraverso un pulsante dal posizionamento originale, sul braccialetto di fissaggio del retrovisore sinistro.
I cerchi sono entrambi da 17 pollici, e montano per l’occasione pneumatici Pirelli Angel rispettivamente da 120/70 e 160/70, ma in alternativa si possono avere le Pirelli T60 RS dal look tassellato.